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Ottavo Incontro di Catechesi per Adulti

OTTAVO INCONTRO CATECHESI ADULTI

“La Virtù Teologale della Fede”/6

Taiedo 20.VI.2021

           

Dopo una lunga premessa ora iniziamo a scrutare il mistero e la profondità del Simbolo Apostolico[1]:

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra

e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,

il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,

patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;

salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne,

la vita eterna. Amen.

 

Questa prima frase che apre il Symbolon la potremmo suddividere ulteriormente in tre piccole frasi che andremo a vedere in modo superficiale, ma non per questo poco profondo:

  1. Io credo: l’atto del credere parte da una fiducia, da un mettersi nella condizione di fidarsi di qualcuno, in questo caso di Dio. Come avviene questo? Instaurando un rapporto dialogico, personale e comunitario proprio con Colui che desidera incontrarci. La fiducia, fede, abbiamo visto essere un atto libero, personale che va sostenuto con la preghiera, con la vita sacramentale e con la Parola di Dio. Questo atto richiede pazienza perché si svela e si approfondisce poco alla volta nel corso della vita. Due figure bibliche importanti ci richiamano a questa fiducia e sono: Abramo e Maria. “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. […] Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso”[2]. La lettera agli Ebrei menziona la fiducia di Abramo, che vediamo trapelare in tutto il ciclo Abramitico della Genesi, ci fa intuire quella fiducia riposta e un po’ “folle”, che allena alla pazienza, ma che porta i suoi frutti.

Maria, invece, più cauta, nel Vangelo di Luca nei primi due capitoli fa emergere una fede che si incontra e scontra con la razionalità in quel ingenuo “non conosco uomo” (Lc 1,34) emerge l’incapacità di comprendere subito i piani di Dio, ma anche il fidarsi di quel piano. Queste due figure importantissime, ne potremmo aggiungere altre come ad esempio san Giuseppe, i primi Apostoli, i profeti etc… ci fanno capire qual è l’atteggiamento con cui iniziare a dire: Io Credo!

  1. In Dio, Padre onnipotente: qui si identifica il soggetto a cui rivolgere la fiducia, la fede: Dio. Un solo Dio, ma distinto in tre persone. La prima che incontriamo è il Padre. Egli è, usando l’espressione di san Basilio Magno, l’Amante (Colui che ama). E’ soggetto attivo dell’Amore, che è lo Spirito Santo, rivolto all’Amato, che è Cristo. Il Padre che Cristo ci ha svelato e ci ha insegnato a pregare nella preghiera unica e propria dataci da Lui (Mt 6,9) è l’Onnipotente. È Colui che tutto può, ma che si limita pur di salvaguardare la nostra libertà.
  1. Creatore del cielo e della terra: Dio ha creato dal nulla tutto l’universo, attraverso la sua Parola (Logos che è Gesù Cristo) e tutto ciò è frutto della sua sapienza (cfr. Sap 9,9) e del suo grande Amore con cui ha rivestito la creazione e di cui ha dotato noi, sue creature “molto belle e buone” (cfr Gen 1,31). La creatura umana è il vertice di questo amore, bellezza e di tutta la creazione, come mostra il primo brano della Genesi (Gen 1-2). Il creato è il Dono di un Padre che affida la sua preziosità ed eredita proprio a coloro che ha più a cuore: noi. In questo siamo chiamati a collaborare per rendere il suo Dono ancora più migliore e vivibile. Non solo, renderlo presenza viva come Dio stesso ci ha detto: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra” (Gen 1,28).

Nel prossimo incontro continueremo con la seconda frase del Simbolo Apostolico.

 


[1] Le riflessioni sono prese dal libro: R. Lupi, Credo. Commento al Simbolo degli Apostoli, 2012.

[2] Eb 11,1.8-10.

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