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OTTAVO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/6
Taiedo 20.VI.2021
Dopo una lunga premessa ora iniziamo a scrutare il mistero e la profondità del Simbolo Apostolico[1]:
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
Questa prima frase che apre il Symbolon la potremmo suddividere ulteriormente in tre piccole frasi che andremo a vedere in modo superficiale, ma non per questo poco profondo:
Maria, invece, più cauta, nel Vangelo di Luca nei primi due capitoli fa emergere una fede che si incontra e scontra con la razionalità in quel ingenuo “non conosco uomo” (Lc 1,34) emerge l’incapacità di comprendere subito i piani di Dio, ma anche il fidarsi di quel piano. Queste due figure importantissime, ne potremmo aggiungere altre come ad esempio san Giuseppe, i primi Apostoli, i profeti etc… ci fanno capire qual è l’atteggiamento con cui iniziare a dire: Io Credo!
Nel prossimo incontro continueremo con la seconda frase del Simbolo Apostolico.
[1] Le riflessioni sono prese dal libro: R. Lupi, Credo. Commento al Simbolo degli Apostoli, 2012.
[2] Eb 11,1.8-10.
SETTIMO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/5
Taiedo 23.V.2021
Ci accingiamo a scoprire, oggi nella catechesi, la storia del Simbolo della Fede per poi inoltrarci nella spiegazione dei singoli articoli (cioè delle singole frasi con cui è formato il simbolo stesso).
Avevamo già detto come “la parola greca symblon indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l’identità di chi le portava. Il Simbolo della fede è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Symbolon passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il Simbolo della fede è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi”[1].
La prima professione di fede si fa al momento del Battesimo. Il Simbolo della fede è innanzi tutto il Simbolo battesimale. Poichè il Battesimo viene dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito[2] le verità di fede professate al momento del Battesimo sono articolate in base al loro riferimento alle tre Persone della Santa Trinità[3].
Il Simbolo è quindi diviso in tre parti: La prima è consacrata allo studio di Dio Padre e dell`opera mirabile della creazione; la seconda allo studio di Gesù Cristo e del mistero della redenzione; la terza allo studio dello Spirito Santo, principio e sorgente della nostra santificazione. Sono questi i tre capitoli del nostro sigillo [battesimale][4].
Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle diverse epoche: i Simboli delle varie Chiese apostoliche e antiche, il Simbolo Quicumque, detto di sant`Atanasio, le professioni di fede di certi Concili (di Toledo; Lateranense; di Lione; di Trento ), o di alcuni Sommi Pontefici, come: la fides Damasi o Il Credo del popolo di Dio di Paolo VI (1968)[5].
Il Simbolo degli Apostoli, così chiamato perchè a buon diritto è ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli.E’ l`antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma. La sua grande autorità gli deriva da questo fatto: è il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l`espressione della fede comune.
Il Simbolo detto niceno-costantinopolitano, il quale trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381).è tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell`Oriente e dell`Occidente[6].
[1] CCC n. 188.
[2] Cf Rm 10,9; 1 Cor 15,3-5; ecc.
[3] CCC n. 189.
[4] CCC n. 190.
[5] CCC n. 192.
[6] CCC nn. 194-195.
Nel mese di maggio è tradizione recitare assieme il santo Rosario. Non potendo recitarlo nelle famiglie, come parrocchie, famiglie di famiglie, organizziamo alcuni appuntamenti settimanali:
- CHIONS: martedì h. 20,30 sulla grotta in giardino ex-asilo; mercoledì in chiesa h. 20,30; giovedì h. 20,30 in chiesa e a Sant’Ermacora; sabato 19,30;
- VILLOTTA: lunedì e venerdì h. 18,00; mercoledì in chiesa h. 20,30; capitello S. Antonio giovedì h. 20,30; capitello di via Montegrappa venerdì h. 20,30; 2° e 4° sabato del mese h. 18,00.
- BASEDO: martedì e giovedì h. 20,00 in chiesa;
- TAIEDO: mercoledì e venerdì h. 8,30 in chiesa e giovedì h. 20,30 sotto il portico dell'oratorio (se piove in chiesa).
Preghiamo per noi e perché questa pandemia possa cessare e farci cambiare il nostro modo di vivere nel mondo con la consapevolezza che il Signore è sempre al nostro fianco.
SESTO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/4
Taiedo 18.IV.2021
Nella catechesi precedente abbiamo visto come non sia possibile vivere una fede intimista, ma personale che si apre necessariamente alla Comunità dei credenti. La fede necessità di un’adesione personale (Io) che poi s’innesta nella Comunità (Noi).
«La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri»[1].
Ora facciamo un passettino oltre e andiamo a vedere il significato del Simbolo della Fede che recitiamo ogni domenica durante la santa Messa. Prima una premessa necessaria che ci è data dal n. 170 del CCC a cui facciamo riferimento per queste catechesi.
«Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di « toccare ». « L'atto [di fede] del credente non si ferma all'enunciato, ma raggiunge la realtà [enunciata] ». 216 Tuttavia, noi accostiamo queste realtà con l'aiuto delle formulazioni della fede. Esse ci permettono di esprimere e di trasmettere la fede, di celebrarla in comunità, di assimilarla e di viverla sempre più intensamente»[2].
Cos’è il Simbolo dellaFede?
«La parola greca symbolon indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l'identità di chi le portava. Il « Simbolo della fede » è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Symbolon passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il « Simbolo della fede » è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi»[3].
Abbiamo visto come il Simbolon sia un insieme di parti messe assieme
«Fin dalle origini, la Chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la propria fede in formule brevi e normative per tutti. Ma molto presto la Chiesa ha anche voluto riunire l'essenziale della sua fede in compendi organici e articolati, destinati in particolare ai candidati al Battesimo. Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape racchiude in un granellino molti rami, così questo compendio della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento ». Tali sintesi della fede vengono chiamate « professioni di fede », perché riassumono la fede professata dai cristiani. Vengono chiamate « Credo » a motivo di quella che normalmente ne è la prima parola: « Io credo ». Sono anche dette « Simboli della fede »»[4].
Nella prossima catechesi ci inoltreremo nella storia e spie
Il 10 aprile 2021 il nostro vescovo Giuseppe ha festeggiato 10 anni tra noi. 10 anni della sua presenza come padre e pastore della nostra Diocesi. Siamo grati al Signore per il dono che ci ha fatto della sua presenza e preghiamo per lui perché sia sempre docile alla volontà dello Spirito e ci guidi sempre verso il Risorto.
BIOGRAFIA
Nato il 10 novembre 1953 a Monteforte d'Alpone (VR). Segue gli studi della maturità classica presso il liceo del Seminario Minore e poi il curriculum teologico presso lo Studio Teologico “San Zeno”.
Pubblichiamo la testimanianza della sig.ra Pina di Villotta che ha vissuto l'esperienza tosta della sala di rianimazione a causa del Covid-19.
Con queste righe scritte ci immergiamo anche noi in questa esperienza di finitudine, limite, mancanza di respiro, ma anche di fede, generosità e vicinanza. Buona lettura e grazie alla sig.ra Pina di aver condiviso con noi questa esperienza.
Pubblichiamo il bilancio della Parrocchia "San Liberale e San Bartolomeo apostolo" del 2020 di Villotta - Basedo.
QUINTO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/3
Taiedo 21.III.2021
Abbiamo visto, attraverso il Catechismo per Adulti[1], come la Fede necessiti della nostra adesione totale e di affidamento per poter essere accolta e fatta fruttificare. Ora nel fare un passo in avanti affermiamo come la fede «è una decisione personale, ma nessuno può darsi la fede da solo. La riceviamo da altri e la trasmettiamo ad altri; gli altri sostengono noi e noi sosteniamo gli altri. Non è possibile essere cristiani senza la comunità cristiana»[2].
Da ciò che abbiamo detto fino ad ora emergono alcune sfumature importanti:
Comprendiamo, allora, come il vivere la fede personale e comunitaria necessiti di essere professata assieme. “La fede è comunitaria e la comunità è madre e maestra dei credenti. Per condividere la fede e professarla insieme, occorre un linguaggio comune, sono praticamente indispensabili anche le formule fisse”[3]. Quest’ultime esistevano già nell’Antico Testamento[4]. Alle volte sembra che per attirare persona nuove alla fede dobbiamo “inventare” cose nuove, col rischio e senza capire che, facendo così, non rientriamo più nella Comunità, ma ci distacchiamo. Questo perché? Perché non parleremo più uno stesso linguaggio. Ricordate cosa successe poi a Babale[5]? Che non ci si comprendeva più ed ognuno se ne andò per la sua strada, ma lo Spirito Santo è per la Comunione, non per divisione! “Ben presto le verità rivelate sono state raccolte in un sommario chiamato Simbolo della Fede, perché servissero come segno di riconoscimento di ogni cristiano e di appartenenza alla Chiesa”[6].
Nel prossimo incontro ci soffermeremo ad analizzare e scoprire il Simbolo della fede.
Pubblichiamo il bilancio della Parrocchia "Sant'Andrea e san Giuliano" del 2020 di Taiedo-Torrate.
Pubblichiamo il bilancio della Parrocchia "San Giorgio martire - san Giuliano" del 2020 di Chions - Panigai.
QUARTO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/2
Taiedo 21.II.2021
Dopo questa lunga pausa andiamo a fare il punto della strada percorsa. Abbiamo visto come la virtù sia un modo di agire costante (abituale) rivolta a compiere il bene, allenando la nostra libertà a scegliere il Bene che ci viene dato da Dio sapendo accettare anche i nostri limiti nel fare questo e nell’offrirlo agli altri. Inoltre, abbiamo visto come le virtù teologali siano doni offerti direttamente da Dio a noi, per poter meglio vivere come discepoli e per interagire e sentirsi uniti a Lui. Guardando ai doni della fede, speranza e carità ci eravamo soffermati sulla Fede, la quale ci permette, per prima cosa, di riconoscere Gesù come Figlio di Dio ed istaurare un rapporto personale con Lui. Quando entriamo nella panoramica della Fede, essa ci porta ad andare in profondità e a vedere come ci siano diversi significati che vanno a completare il primo che avevamo visto. Un ulteriore significato della virtù teologale della fede che scopriamo oggi è la necessità di una adesione totale e di affidamento all’autorivelazione di Dio nella storia[1]. Nel catechismo per adulti[2] troviamo le tappe di quanto detto sopra: adesione totale; affidamento; assenso; dono di Dio; decisione responsabile; esperienza nuova. Di seguito riportiamo il testo integrale.
Adesione totale [86] Dio si rivela e si dona in una storia intessuta di parole e avvenimenti. L’uomo lo accoglie liberamente, impegnando tutto se stesso, intelligenza, volontà e cuore, affidando a lui il proprio futuro, assentendo alla verità da lui comunicata. Questa adesione così piena e coinvolgente trascende il comune senso religioso e si chiama fede. |
Affidamento [87] La fede è atteggiamento esistenziale: ci dà la convinzione di essere amati, ci libera dalla solitudine e dall’angoscia del nulla, ci dispone ad accettare noi stessi e ad amare gli altri, ci dà il coraggio di sfidare l’ignoto. Ecco come si presenta in alcune figure emblematiche. Abramo, il padre dei credenti, «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18); si fidò di Dio e delle sue promesse; lasciò la propria patria e la propria parentela; affrontò, lui vecchio e senza figli, un lungo viaggio «senza sapere dove andava» (Eb 11,8), per poter ricevere dal Signore una nuova terra e una numerosa discendenza. La sua figura esprime e sintetizza la fede del popolo di Dio: «Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia» (Gen 15,6). La Vergine Maria, colei che è beata perché ha creduto nel modo più puro e totale, all’annuncio dell’angelo uscì dal suo piccolo mondo di promessa sposa, aprendosi al progetto di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38). Divenuta madre del Messia, avanzò nell’oscurità della fede fino al dramma angoscioso del Calvario. I due discepoli di Giovanni Battista, che videro passare Gesù, gli andarono dietro, fecero amicizia con lui, corsero ad annunciarlo ad altri, iniziarono una nuova esistenza |
[88] Credere è aprirsi, uscire da se stessi, fidarsi, obbedire, rischiare, mettersi in cammino verso le cose «che non si vedono» (Eb 11,1), andare dietro a Gesù «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). È assumere un atteggiamento di accoglienza operosa, che consente a Dio di fare storia insieme a noi, al di là delle umane possibilità. |
Assenso [89] Allo stesso tempo la fede è assenso a un contenuto dottrinale. È conforme alla nostra dignità dar credito alle dichiarazioni e alle promesse di persone oneste; a maggior ragione si deve dar credito a quelle di Dio, che è la veracità stessa. Affidarsi a Dio significa aderire fermamente al suo messaggio, alla dottrina da lui rivelata e proposta autorevolmente in suo nome dalla Chiesa. La fede non è vago sentimento, né solo un impegno pratico; ha un contenuto di verità, che il credente deve conoscere sempre meglio |
Dono di Dio [90] La fede è un dono o una scelta? Quando Paolo venne a portare il vangelo in Europa, nella città di Filippi «c’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia... e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). Non basta l’annuncio esteriore a suscitare la fede; occorre anche una illuminazione interiore. Già l’Antico Testamento aveva chiara consapevolezza che la fede è frutto di una iniziativa di Dio: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti... Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele» (Dt 7,79). Gesù stesso ha dichiarato pubblicamente: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). La fede è dono dello Spirito Santo, che la previene, la suscita, la sostiene, l’aiuta a crescere. È lui che illumina l’intelligenza, attrae la volontà, rivolge il cuore a Dio, facendo accettare con gioia e comprendere sempre meglio la rivelazione storica di Cristo, senza aggiungere ad essa nulla di estraneo |
[91] Qualcuno potrebbe pensare: se la fede è un dono, forse io non l’ho ricevuto ed è per questo che non credo. C’è da dire, anzitutto, che i confini tra fede e incredulità nel cuore delle persone non sono ben marcati, un po’ come in quell’uomo che diceva a Gesù: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9,24). I credenti sono tentati di non credere e i non credenti sono tentati di credere. Qualcuno pensa di non credere e invece crede, almeno a livello di disponibilità e adesione implicita; altri pensano di credere e invece danno soltanto un’adesione teorica, senza vita. |
Decisione responsabile [92] La fede è una scelta responsabile e ragionevole. Da una parte prende avvio da un’adesione ragionevole alla rivelazione; dall’altra schiude alla ragione l’orizzonte di una comprensione più profonda della realtà, perché il mistero, anche se rimane in se stesso oscuro, illumina e dà significato e valore a tutto. La fede va oltre la ragione; ma la conoscenza «genera, nutre, difende e fortifica» la fede. Non per nulla Gesù faceva spesso appello all’intelligenza dei suoi ascoltatori. È opinione abbastanza diffusa che la fede sia un atteggiamento immaturo e una rinuncia a pensare: se si vuol credere - si dice -, non bisogna fare troppe domande. Non si può negare che a volte il comportamento dei credenti possa dare adito a questa impressione. Ma di per sé la fede cristiana è apertura coraggiosa e sottomissione incondizionata alla verità e pertanto costituisce lo spazio vitale più adatto per lo sviluppo della ricerca razionale e del senso critico. Esige solo la rinuncia, anch’essa ragionevole, alla pretesa di capire tutto. |
Esperienza nuova [93] Agli occhi del credente la vita si illumina di nuovo significato e appare pienamente degna di essere vissuta. Cristo «rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». Ogni persona acquista valore assoluto, in quanto è chiamata alla comunione con Dio nell’eternità. Ogni dimensione della persona - spirito, corpo, famiglia, società, cultura, lavoro - si mostra nella sua autenticità, orientata allo sviluppo integrale. La fede «opera per mezzo della carità» (Gal 5,6); non solo manifesta il senso delle cose, ma dà la forza di attuarlo. Il cristiano, mentre anela alla perfezione definitiva oltre la storia, sperimenta già nella vita presente un anticipo di essa, si sente risanato o almeno in via di guarigione, assapora la bellezza di vivere, anche nella fatica e nella sofferenza. Mentre pregusta nella speranza la salvezza eterna, ne pone i segni nella città terrena: libertà, giustizia, solidarietà, sobrio benessere nel rispetto della natura, pace. «Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa anche lui più uomo»; scopre di essere infinitamente amato e di poter egli stesso amare sempre più. |
Abbiamo fatto un altro passo di comprensione di cos’è la fede e di come essa necessiti di essere accolta, creduta, vissuta e di come necessariamente ci faccia vivere un’esperienza nuova della nostra vita.