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DECIMO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/8
Taiedo 22.VIII.2021
Dopo una lunga premessa ora iniziamo a scrutare il mistero e la profondità del Simbolo Apostolico[1]:
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
Gesù non è stato concepito come tutti noi, pur essendosi incarnato (cfr Gv 1, 14) e avendo voluto entrare nel mondo in modo umile, Egli è nato dallo Spirito Santo che ha “adombrato Maria” con la sua potenza di vita e di fecondità: “Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”[2].
Maria, pur nella verginità, ha avuto la grazia della maternità. In questo risiede la potenza di Dio a cui “nulla è impossibile”[3], ma anzi allena la nostra fede alla meraviglia, tanto da esser capaci di cantare il nostro Magnificat (cfr. Lc 1,46-55) alla straordinaria potenza dell’Altissimo.
In tutto questo non possiamo e vogliamo dimenticare san Giuseppe, appartenente alla stirpe di Davide, di cui Gesù fu discendente per accreditare che davvero era il Messia, diviene il cosiddetto: “padre putativo”. Nel Credo non emerge come verità di fede, ma nella tradizione e nel culto della Chiesa Giuseppe diviene una figura fondamentale per insegnare a Gesù, che “cresceva in età, sapienza e grazia”[4], cosa significasse stare in famiglia, pregare, amare e tutto ciò che ne deriva. Giuseppe, figura umile e straordinaria, diviene anche per noi esempio di sequela come testimone di silenzio, preghiera e fiducia in Dio. La nascita di Gesù ha sconvolto il mondo perché è stata un gesto di immensa umiltà da parte di Dio che nasce nella povertà per arricchirci noi. Ecco il senso della “kenosis” cioè dello svuotamento da parte di Gesù che san Paolo descrive nell’inno ai Filippesi[5].
Tutto questo si realizza con la libera iniziativa e risposta di Maria, anche di Giuseppe che l’accoglie pur avendo pensato di ripudiarla in segreto (cfr. Mt 1, 18-25), che davanti alla proposta dell’Arcangelo Gabriele, pur con un momento di esitazione, si fida ed esprime il suo “Fiat” alla volontà di Dio. Maria diviene così mediatrice tra Dio e la creatura umana, anello di congiunzione tra l’opera di Dio e la nostra.
[1] Le riflessioni sono prese dal libro: R. Lupi, Credo. Commento al Simbolo degli Apostoli, 2012.
[2] Lc 1, 35.
[3] Lc 1, 37.
[4] Lc 2, 52.
[5] Fil 2, 5-11.
NONO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/7
Taiedo 18.VII.2021
Dopo una lunga premessa ora iniziamo a scrutare il mistero e la profondità del Simbolo Apostolico[1]:
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
Continuando con il nostro credo approdiamo alla seconda frase che ci fa scoprire la seconda persona della Santissima Trinità: il Figlio. Dopo aver affermato di credere nel Dio unico e visto la qualifica del Padre come Onnipotente e Creatore, ora ci soffermiamo su Gesù Cristo.
Egli è un personaggio talmente importante tanto da dividere la storia prima e dopo la sua venuta, addirittura facendo ricominciare la storia proprio dalla sua nascita.
Noi ci chiamiamo cristiani proprio perché crediamo in Lui; già in At 11, 26 troviamo scritto: “Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”. Siamo suoi discepoli perché lo seguiamo e portiamo il messaggio predicato: il Vangelo. Ed è proprio perché siamo stati con Lui e lo abbiamo seguito che abbiamo compreso che Gesù Cristo, come sottolinea più volte san Paolo nelle sue lettere, sta ad indicare la doppia natura di questo personaggio così importante e controverso della storia: la natura umana e divina. Lui è vero Dio e vero uomo. Egli stesso si definisce Figlio del Padre che dona a noi lo Spirito Santo.
Il Figlio è una sola persona con due nature, le quali non sono né confuse, né separate si cadrebbe sennò nelle varie eresie (ad esempio Nestoriane; Ariane…etc..).
Gesù è vero uomo, infatti egli ha gli stessi sentimenti, stati d’animo di tutti gli uomini: si commuove, gioisce, soffre, prova dolore, ride… Gesù come Dio, opera segni prodigiosi e parla il linguaggio mai udito, nel quale ci presenta il volto paterno di Dio, cioè di un Dio che è Amore, che sa accogliere, perdona e vuole il vero bene delle creature. Proprio perché è uomo e Dio, Gesù è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini; come scrive san Paolo a Timoteo (1Tm 2,5-6)” Uno solo è Dio e uno solo è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti noi”.
Il suo nome, Gesù, significa “Dio salva” e mette in evidenza la missione del Figlio iniziata con l’Incarnazione e compiuta con la Risurrezione. Inoltre, è chiamato anche Emmanuele “Dio con noi” per farci comprendere come sia sempre presente nel mondo e manifestato dalla Chiesa da Lui fondata.
Compito fondamenta della Chiesa, allora, sarà di dirigere lo sguardo dell’uomo proprio su di Lui il mediatore e salvatore.
Gesù è l’Alfa ed Omega, come lo descrive l’Apocalisse, il Primo e Ultimo, il principio e la e il fine della nostra storia. Gesù principalmente annuncia il Regno dei Cieli, la presenza della Signoria di Dio nel mondo e ci insegna che sono il servizio e la carità il fondamento e la base di questa signoria che si estende, poi, verso l’eternità.
[1] Le riflessioni sono prese dal libro: R. Lupi, Credo. Commento al Simbolo degli Apostoli, 2012.
E' la marcia podistica ludico-motoria che ormai da alcuni anni caratterizzava la sagra di Villotta. Quest’anno verrà riproposta sabato 17 luglio con il preciso scopo di sostenere la Scuola dell’Infanzia di Villotta. Partenza dalle ore 18,00 alle 19,30 da piazza San Liberale. Gli organizzatori, Azzano Runners, Avis, AIDO, Villotta Insieme, le parrocchie Villotta-Basedo e Taiedo-Torrate invitano alla più ampia partecipazione: ciascuno potrà scegliere il percorso di 6 o 12 Km che si snoderà tra i luoghi più suggestivi della campagna villottese.
La quota di partecipazione è di € 3,50 per i non iscritti e € 3,00 per gli iscritti FIALP.
Tutte le informazioni si possono trovare nelle locandine e nei depliant che si possono trovare nei locali del paese.
La nostra parrocchiana EVA BATTISTON ha scritto il suo primo libro, oltre ai complimenti, per chi desiderasse può prenotarne una copia attraverso il QR indicato.
OTTAVO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/6
Taiedo 20.VI.2021
Dopo una lunga premessa ora iniziamo a scrutare il mistero e la profondità del Simbolo Apostolico[1]:
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
Questa prima frase che apre il Symbolon la potremmo suddividere ulteriormente in tre piccole frasi che andremo a vedere in modo superficiale, ma non per questo poco profondo:
Maria, invece, più cauta, nel Vangelo di Luca nei primi due capitoli fa emergere una fede che si incontra e scontra con la razionalità in quel ingenuo “non conosco uomo” (Lc 1,34) emerge l’incapacità di comprendere subito i piani di Dio, ma anche il fidarsi di quel piano. Queste due figure importantissime, ne potremmo aggiungere altre come ad esempio san Giuseppe, i primi Apostoli, i profeti etc… ci fanno capire qual è l’atteggiamento con cui iniziare a dire: Io Credo!
Nel prossimo incontro continueremo con la seconda frase del Simbolo Apostolico.
[1] Le riflessioni sono prese dal libro: R. Lupi, Credo. Commento al Simbolo degli Apostoli, 2012.
[2] Eb 11,1.8-10.
SETTIMO INCONTRO CATECHESI ADULTI
“La Virtù Teologale della Fede”/5
Taiedo 23.V.2021
Ci accingiamo a scoprire, oggi nella catechesi, la storia del Simbolo della Fede per poi inoltrarci nella spiegazione dei singoli articoli (cioè delle singole frasi con cui è formato il simbolo stesso).
Avevamo già detto come “la parola greca symblon indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l’identità di chi le portava. Il Simbolo della fede è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Symbolon passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il Simbolo della fede è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi”[1].
La prima professione di fede si fa al momento del Battesimo. Il Simbolo della fede è innanzi tutto il Simbolo battesimale. Poichè il Battesimo viene dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito[2] le verità di fede professate al momento del Battesimo sono articolate in base al loro riferimento alle tre Persone della Santa Trinità[3].
Il Simbolo è quindi diviso in tre parti: La prima è consacrata allo studio di Dio Padre e dell`opera mirabile della creazione; la seconda allo studio di Gesù Cristo e del mistero della redenzione; la terza allo studio dello Spirito Santo, principio e sorgente della nostra santificazione. Sono questi i tre capitoli del nostro sigillo [battesimale][4].
Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle diverse epoche: i Simboli delle varie Chiese apostoliche e antiche, il Simbolo Quicumque, detto di sant`Atanasio, le professioni di fede di certi Concili (di Toledo; Lateranense; di Lione; di Trento ), o di alcuni Sommi Pontefici, come: la fides Damasi o Il Credo del popolo di Dio di Paolo VI (1968)[5].
Il Simbolo degli Apostoli, così chiamato perchè a buon diritto è ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli.E’ l`antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma. La sua grande autorità gli deriva da questo fatto: è il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l`espressione della fede comune.
Il Simbolo detto niceno-costantinopolitano, il quale trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381).è tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell`Oriente e dell`Occidente[6].
[1] CCC n. 188.
[2] Cf Rm 10,9; 1 Cor 15,3-5; ecc.
[3] CCC n. 189.
[4] CCC n. 190.
[5] CCC n. 192.
[6] CCC nn. 194-195.